QUANDO LA FOTOGRAFIA NEGA LA FISICITÀ E
RASENTA L’INFORMALE
Al suo primo apparire, nel XIX secolo, la fotografia fu vista come un esercizio puramente meccanico, una pratica da manovali più che da artisti. Nel corso del Novecento, tuttavia, si è emancipata dal suo stato di inferiorità fino a costituire un’autonoma articolazione delle arti visive, uno strumento per operazioni creative che esulano dalla mera riproduzione dell’oggetto. Lo stesso confine tra fotografia e pittura, ormai, è così labile che ci si chiede se il “realismo”, nell’accezione più comune del termine, competa più alla fotografia o alla pittura, viste le numerose sperimentazioni, in campo pittorico, di stampo eminentemente fotografico e visto il parallelo dilagare, in campo fotografico, di elaborazioni digitali asservite ad esiti eminentemente pittorici.
L’ultimo ciclo fotografico di Pina Della Rossa, che non ha mai abbandonato i pennelli da cui muove la sua ricerca, rappresenta un ideale ritorno alla pittura, con la quale stabilisce un saldo rapporto osmotico che stimola al reciproco confronto dialettico. L’artista napoletana si orienta verso la dimensione della pittura senza quelle distorsioni o artifici elaborativi che insidiano l’oggettività dell’immagine, ma attraverso la rugosità delle superfici cosparse di filamenti vegetali appena rilevati, che visivamente richiamano le spatolate di colore. L’artista, in sostanza, conferisce alla fotografia un effetto rilievo di matrice pittorica, che rende visibile e concreto il suo percorso di formazione: da una creazione mentale, intrisa di valori emotivi, alla sua traduzione fotografica, ove le componenti emotive sono sublimate da un marcato pittoricismo che aiuta la fantasia a svincolarsi dalla fisicità del realismo fotografico. L’immagine, dunque, si emancipa dalla scientificità dell’applicazione fotografica per accogliere stimoli di natura extra-sensoriale.
I filamenti vegetali che attraversano le superfici si identificano con i nervi del corpo umano, veicolo di trasmissione di impulsi che, originati dai sensi, viaggiano nell’organismo a velocità elevatissima, tale da sfuggire al nostro controllo. Nelle fotografie di Pina Della Rossa, infatti, i filamenti si intrecciano a formare un intricato groviglio, come una rete di filo spinato, nella quale si intuisce il dramma interiore da cui l’artista è risorta, assumendosi l’onere e la responsabilità di scelte coraggiose. Una vicenda personale che ha segnato nel profondo la sua personalità, ma al contempo l’ha resa più forte e più sicura di sé.
La rinnovata speranza è sottolineata dal ritorno al colore, nelle sue tonalità più calde ed accese, che si pone in contrasto con la tendenza al bianconero della fotografia contemporanea. Possiamo dire che Pina Della Rossa ha percorso a ritroso quel cammino che ha portato la fotografia, come la pittura, dalla policromia alla monocromia e, infine, all’acromia.
Altro aspetto rilevante, che ancora una volta accomuna le sue fotografie alla pittura informale, è l’assenza di qualsiasi distinzione tra primo e secondo piano, figura e sfondo. L’artista giunge a questo risultato grazie ad una messa a fuoco che coinvolge, in modo omogeneo, tutta l’immagine selezionata. Un’immagine i cui elementi costitutivi, non immediatamente leggibili, vengono destrutturati dalla nostra percezione, alla quale giungono per vie misteriose attivando sepolti codici di riconoscimento e di empatia.
Dal catalogo: Pina Della Rossa – “DOPO LA BATTAGLIA” – Paparo Editore – Napoli 2013