Assunta Pagliuca

Radici nel muro:
la fotografia che sa narrare la ricerca del sé

L’impossibile Spazio dei Riflessi

Radici nel muro: la fotografia che sa narrare la ricerca del sé

Muro e radici, due elementi narrativi in cui l’artista, Pina Della Rossa, libera la propria soggettività, con accenti emozionali in una prospettiva intima. Un muro che frena una libertà che ha voglia di contaminarsi nella tempesta della vita, all’interno di un dinamismo instabile in cui tutto nasce e ritorna. Muro arcano e grigio, alimentato di radici viventi che vi penetrano quasi a rigenerarne lo stato. Un groviglio traccia un sentiero contorto ed intricato che si snoda in combinazioni cromatiche, da buie ed informi a  luminose e definite. Luci e colori esprimono i luoghi di una mente che si smarrisce nella trama di uno spazio e di un tempo interrotti dalla contingenza. L’abile tecnica digitale costruisce suggestive evocazioni stilistiche, rischiarate da una luce che crea una profondità essenziale. Nel gioco di colore e prospettiva, nella ricerca di elementi informali, il fotografico si contamina al pittorico in un artificio riflesso nella rugosità delle superfici e degli elementi e nelle macchie di colore che creano forti note espressive. Il rosso dirompe sotto l’effetto dell’espansione e della forza, alternandosi al blu della quiete e del silenzio ed al verde dell’energia della tensione interiore. Radici dilatate come arterie pulsanti incrinano il muro di confine. L’animo dell’autrice, mutevole e multiforme, afferra con lo scatto fotografico, l’ immagine che in “Pulsante” crea un suggestivo richiamo anatomico. Un intreccio aortico che produce macchie di colore rosso in cui s’impone la forza della vita. Una vita “Ferita” che ha rivelato la nudità della sofferenza, tipica dell’ innesto antropologico che unisce fatica e tormento. E’ qui che l’avventura artistica s’ intreccia con l’esperienza biografica dell’autrice. E’ in questo circolo del totale, in cui ogni singolo momento va a consumarsi in un altro, che si svela il senso di un’esistenza che incede tra luci ed ombre, che segnano un’antitesi narrata dai “Corpi bianchi” che differiscono dalle macchie di colore scuro, soffocate dalla forza propulsiva di un verde che ne dilegua i contorni. E’ in questo radicato che il presente si annoda al passato, scavando nella tradizione e negli affetti, attraversando i meandri della sofferenza e le pieghe di una coscienza stretta nei ricordi rotti da un gemito e trattenuti da uno spirito fragile.  Uno spirito che si solleva, nella sua ricerca, in uno spazio libero, che sospende ogni attesa.

Nella collezione che l’artista presenta si riconoscono il peso e la fatica di un viaggio intrapsichico. “Fatica e Resistenza”, in un muro fatto di crepe, stringe un vissuto di amore e sofferenza. Inciampi che non riescono, però, a sradicare il piccolo e tenace arboreo che appare rigoglioso nell’increspato arido. Radici nel muro è il recupero di un equilibrio che dimora nei valori e nell’identità dell’artista, che con la propria sensibilità attinge linfa dalle sue “Tradizioni”, alti fusti impalati  e saldi, intervallati da un gioco di radici che fluide disegnano grappoli distribuiti  su una superficie resa calda dai colori. Da qui, alle “Metamorfosi”, il cammino si definisce all’interno di una narrazione di sapore mitologico. La luce s’insinua e dà corpo a forme sfocate e senza tempo che si contaminano e si compenetrano. L’informale si rigenera in una fantasia di immagini di lettura prospettica. La luce crea una parete che si apre su  due piccole arcate. Il muro ha ceduto aprendosi all’oltre. Luminosa profondità per uno scivolamento rapido, il cui turbinio dà luogo all ”Risveglio”, con i colori delle terre, la laboriosità della natura, il chiarore della vita. E’ lo ”Spirito abitato”  che sta prendendo vita attraverso la consapevolezza del sé.

Pina Della Rossa è un’artista che fa della fotografia pittorica uno spazio esistenziale in cui costruire con soluzioni cromiche note rifratte di espressività all’interno di una visione in cui la decomposizione di forme strutturate diventa il luogo naturale e consapevole dell’essenza della vita. Emozioni non più contenute ma esaltate producono una fluidificazione di immagini che si sottraggono all’azione di una statica inquadratura fotografica generando una polisemica interpretazione con cui ricostruire  straordinariamente il significato delle opere prodotte. 

Dal catalogo:  Pina Della Rossa – “DOPO LA BATTAGLIA” – Paparo Editore – Napoli 2013

In occasione del  PROGETTO “DRINK HELLEBORUS” , 5/11 settembre  2014, ad Antikyra, Grecia, presso il Museo “ALLOTROPIA”,  Pina Della Rossa espone in collezione permanente l’opera dal titolo:  “L’impossibile Spazio dei Riflessi”, 2011

L’impossibile Spazio dei Riflessi”, 2011

La Follia nella ricerca dell’autentico vultus       

L’opera, “L’impossibile spazio dei riflessi”, tratta da un modulo di quattro elementi, si colloca all’interno di un percorso di riflessione e di analisi. La fotografia con linguaggio polimorfo crea un abile gioco prospettico in un contrasto di colore che evoca i luoghi di una mente che interrompe la prevedibile logica della contingenza. Il richiamo alla follia si manifesta come luogo di penetrazione e di approdo al metafisico. La dimensione metatemporale genera uno spazio in cui si deformano i confini dell’esistenza. Cio’ che siamo, spesso, sparisce sotto il peso di vincoli e di convenzioni sociali. L’essere e’ stretto in un sistema di apparenze che riflettono immagini e percezioni distorte. Come in uno specchio, per opera di un effetto straniante, si deforma la nostra essenza che ci viene restituita diversamente dal nostro se’. La cornice vuota non lascia riflettere l’immagine che, di spalle, manifesta la necessita’ di vedere cio’ che non e’ raffigurato, l’invisibile. Un animo mutevole e multiforme s’impatta col muro. Sfilano i pensieri, con irruenza emotiva ed asistematica, all’interno di un combinato di luci ed ombre. Privati della loro reale dimensione, gli spazi mentali si dilatano e si smaterializzano. L’artista Pina Della Rossa percorre con abilita’ tecnica la fatica di un viaggio intrapsichico. Con lo scatto fotografico non intende fissare l’istante ma catturare un dinamismo instabile che, fluido, si insinua tortuoso creando una cavita’ buia e profonda nella testa. Una visione prospettica, bilaterale, una proiezione bifronte del capo, ne’ di faccia ne’ di spalla. La donna perde la propria fisicita’, sembra depotenziarsi in quel buio che l’attraversa. Ombre e luci si sovrappongono creando rappresentazioni spettrali. Cio’ che resta di quell’umana figura, attratta da un vorticoso delirio, e’ una sovrapposizione di piani tra il foras e l’intus. In preda ad una nuova spinta energetica, l’oltre la aliena da ogni vissuto precostituito e la sottrae ad ogni approdo fenomenico. Ha inizio lo sradicamento. Si lacera ogni confluenza. Tratti e contenuti si fanno instabili, brevi ed autentici. Lo spirito si allunga tra immagini e simboli che creano il contatto con lo spettro dei sentimenti e delle sensazioni e con il dionisiaco delle passioni. L’animo si scompone in tante sezioni frattali, alogiche, ove l’essere e’ sospeso. Stordito, ma frenetico, naufraga negli infiniti luoghi della coscienza. E’ la follia dei nuovi significati, il delirio che libera dagli affanni, la condizione che rende l’essere umano cio’ che veramente e’, che gli strappa dal volto il peso della maschera. Ed e’ la stessa Follia che conduce lo spirito tra le umane cose alla ricerca dell’autentico vultus.. Come nei Sileni di Alcibiade, ora,  al di la’ del muro ed oltre gli oppostri dell’esistenza, dietro le immagini deformate si aprira’ il vero significato della vita, il daimonas, δαίμονας, che e’ in ogni autentica essenza. Nuovi occhi custodiranno la verita’, quella che sa come spesso, guardando fuori, si trova la morte e, scrutando dentro, si scorge la vita.

In occasione del  PROGETTO “DRINK HELLEBORUS”  ad Antikyra,  5/11 settembre  2014

 (Traduzione in inglese  di Caterina Lerro)

Text of  Assunta Pagliuca

Madness in the research for the real ‘ vultus’

The work, “The impossible space of reflections”,  is one of a four-part work. It is another step of the artist in her artistic development made up on analysis and observation. The work is an example of how  photography used with a polymorphic language may create an evocative contrast between the  prospective and the colour, contrast that breaks the predictable logic of the now and here. The artist evoking the idea of madness makes evident the place of fusion and the achievement of the metaphysical level. The metatemporal dimension takes us in places where life as we know it exists no more. Our inner and truer self too often is annulled by the social conventions and obligations and it is oppressed by altered pictures  and perceptions. And the image we project around us is similar to the one we can see in a deforming mirror.  The work shows us a blank frame  so that the human figure in front of it cannot reflect its image in it , this symbolizes the human need to see the invisible in contrast with a reality where a changeable and variegated soul collide with the wall. Inside a skilled game of lights and shadows, a flow of thoughts  runs in an emotional and confused way. The final effect is the expansion and disembodiment  od the mental space.

With an adept skill, the artist Pina Della Rossa express the effort of a journey in the soul. Her shot does not fix a moment but communicates the dynamism and the instability and so doing she gives form to the darkness  and depth existing in the mind.  The work shows us a prospective and bilateral  vision of a body seen  neither in front nor from behind. The woman in the picture has lost her physicalness, losing her power in the surrounding darkness. A hunted world is created by the contrast between lights and shadows. What is left of the human figure is just the  superimposing of the two levels of foras and intus. The woman goes beyond and pre-determined life and takes her beyond the phenomenon reality. This is the beginning of the eradication and the form and the meaning lose their stability, they become short and authentic. The spirit travels through images and symbols thanks to which it is possible to get in touch with feelings and sensations, in a word with the dionysiac passions. The soul is divided into small units without any logic and gets lost in the boundless world of the conscience. It represents the madness of the new meanings, the mad liberations from any trouble. The human being is at last himself, fred by any masks. It is Madness itself that  allows the soul to search its real vultus. Now it will be possible to go beyond the wall, beyond the contradictions of life, reaching its  real meaning, that daimonas, δαίμονας che is inside any human beings. Truth will be watched over by new eyes that have leant that often only scrutinizing inside we can have a glimpse of  life.